XXIV CONVEGNO FISieo, Genova 26/28 Aprile 2013
Stefania Cecire, Maria Viglione
Lavoro
da 3 anni presso Comunità alloggio per disabilità pisco-fisica.
In
2 casi di disabilità psichica importante, l’obiettivo era riuscire a far
accettare il contatto e, col tempo, mantenerlo per tutta la durata della
seduta.
Sia
per A. che per B. ho riscontrato circostanze analoghe, scoperto un nuovo
ascolto e sperimentato un diverso contatto.
I
riceventi si presentavano in posizione fetale, B. con le braccia fra le cosce.
Il
contatto iniziale è sempre stato sulla schiena, le pressioni solo con i palmi,
quasi impercettibili. Con B oltre alla schiena è da subito stato possibile
contattare anche le braccia. Già dopo alcuni trattamenti, entrambi,
curiosamente, accompagnavano la mia leggera pressione con il movimento del
capo.
Per
diversi incontri ho provato a spostarmi anche verso le gambe ma ciò provocava
l’interruzione del trattamento.
A.
apriva gli occhi, alzava la testa e spostava le gambe; B. si portava in posizione
seduta pronto per andare via.
Un
giorno, con B. , finito il contatto con le braccia e le mani, ho racchiuso
queste ultime nella mia e con l’altra ho contattato le gambe. Ha funzionato. Da
quel giorno tratto le gambe con una mano e con l’altra mantengo il contatto con
le sue mani.
Volendo
trasferire questa esperienza su A., che però continuava a mantenere le braccia
ben protette tra le gambe, ho individuato come gesto di rassicurazione, carezze
sul viso finché non richiude gli occhi e riappoggia la testa. Nel caso di A. il
trattamento delle gambe è sempre intervallato da questo gesto ogni qualvolta lo
richiede. Ultimamente quando apre gli occhi e tira su la testa, fa anche un
gran sorriso.
Dopo
questi risultati ho pensato a quanto potesse essere interessante avere un paio
di mani in più e sentire il collegamento tra zone del corpo ancor più distanti.
Partecipando
al convegno della FISieo di Castelfusano, Roma, nel 2009
ho
la possibilità di osservare da vicino i maestri del metodo Namikoshi.
Seppure
così diverso dallo stile Masunaga resto affascinata da questa disciplina così
impeccabile. Nel 2011, ancora a Roma, partecipo al mio 1° seminario con il
maestro Kobayashi.
Mi
resterà sulla pelle, come un tatuaggio quella sequenza di pressioni sincronizzate
al mio respiro.
Da
allora porto nei miei trattamenti Shiatsu con metodo Masunaga sempre qualche
passaggio dello stile Namikoshi, soprattutto sulla schiena.
Ai
miei riceventi piace molto e a me anche, la differenza di lavoro si percepisce
ed è giudicata piacevole e stimolante.
Perché
solo Masunaga?
Perché
solo Namikoshi?
Da
questa esperienza nasce il desiderio di dare una “Mano Madre” a Namikoshi ma
per questo ho bisogno di un aiuto …
Nasce
un trattamento con pressioni ritmiche che ci riportano al ritmo del battito
cardiaco, alle pressioni del liquido amniotico, alla nostra origine,
accompagnato sempre dalla “Mano Madre” che ci da sostegno, ascolto, sicurezza,
presenza costante, riportandoci nell’abbraccio degli “Ormoni dell’amore e
dell’accudimento”, ovvero il “Puro affetto materno”.
16 aprile
Stefania Cecire Maria Viglione